Il Pd rivendica il (mini) calo delle tasse ma non se ne è accorto nessuno
L’Italia è al sesto posto su 35 Paesi Ocse per il carico fiscale ma i dem trovano comunque che ci sia da esultare. Dimenticando che il nostro Paese è in fondo alle classifiche per i servizi offerti. E in cima a quelle delle tasse
“Cala la pressione fiscale, la crescita noi la facciamo con le riforme e abbassiamo le tasse nonostante disastri fatti da Berlusconi e Tremonti. AvantiPd”, esultava il 23 novembre il responsabile Sviluppo del Partito Democratico Ernesto Carbone in un post su Twitter.
Il riferimento è ai dati dell’Organizzazione per lo Sviluppo e la cooperazione economica sul rapporto fra pressione fiscale e prodotto interno lordo, secondo cui l’Italia si colloca al sesto posto su 35 Stati dell’area Ocse. Il risultato del nostro Paese, che ottiene un non certo lusinghiero 42,9%, ci posiziona fra i Paesi con un’imposizione fiscale da record, di ben 8,6 punti percentuali superiore alla media.
Certo, rispetto al 2015 la nostra situazione è migliorata di quattro decimi ma non per questo si può certo esultare.
Una classifica del genere, infatti, non può che essere letta alla luce del confronto fra pressione fiscale e servizi offerti alla cittadinanza che quelle tasse le paga. Andiamo dunque a vedere quali sono i Paesei che fanno “peggio” di noi in questa speciale graduatoria: nell’ordine Danimarca, Francia, Belgio, Finlandia e Svezia.
Consultando la classifica per il 2017 sulla Performance delle politiche e capacità di governance nell’Ocse e nella Ue stilata dalla Fondazione Bertelsmann si scopre facilmente infatti che l’Italia, che già non naviga in buone acque per quello che riguarda il carico fiscale complessivo, non è messa bene nemmeno sul versante dei servizi offerti ai cittadini (e che, nella versione degli statalisti, dovrebbero essere garantiti proprio grazie alle tasse).
L’Italia si classifica 27esima nella graduatoria per le “Policy Performance”, che comprende le politiche economiche, sociali ed ambientali, con un punteggio di 5.58. La Svezia è prima (8.03); la Danimarca quarta (7.63); la Finlandia quinta (7.45); la Francia 16esima (6.22); il Belgio 20esimo (6.06).
L’Italia, dove il 91,4% delle entrate del governo è finanziato dalle tasse, è dunque il Paese Ocse che “fa più cassa” grazie alla pressione fiscale: la media Ocse è dell’82%, leggermente più bassa del 2000, quando si attestava al 83,3% e quando in Italia era praticamente identica, al 91,6%.
In particolare l’Italia tassa più della media i redditi personali, le pensioni e i beni e servizi, mentre si colloca sotto la media per quanto riguarda le entrate derivanti da imposte sul redito delle società e sul valore aggiunto.
Certo, rispetto agli ultimi anni il carico fiscale complessivo è sceso di pochi decimali. Ma come ricorda la parlamentare di Forza Italia Deborah Bergamini, da quando è arrivato il Pd al governo, dopo la breve parentesi di Monti, la pressione fiscale si è innalzata di almeno due punti percentuali rispetto al periodo 2007-2012 e di altri due rispetto al periodo 2002-2007, rimanendo pressoché stabile nonostante la (relativa) ripresa dei consumi, peraltro gonfiati artificiosamente con operazioni-spot finanziate a debito.
Da allora, il calo è stato di qualche decimo. Un po’ poco per esultare, soprattutto a fornte dei servizi offerti.